lunes, 7 de febrero de 2011

Una poesia che mi piace molto... Giosuè Carducci: Pianto Antico

La vita
Giosue Carducci nasce il 27 luglio 1835 a Valdicastello, in Toscana. Il padre è un medico dal carattere impetuoso, costretto a cambiare più volte residenza soprattutto a causa delle sue idee politiche liberali., la mamma è una donna di grande equilibrio e dignità. 
L'infanzia di Carducci si svolge principalmente in Maremma, nella campagna di Bolgheri. Da subito, Giosue manifesta una spiccata propensione per gli studi, in questo incoraggiato dal padre. Nel 1855 si laurea in Lettere e Filosofia alla Normale di Pisa. Nel 1857 lo colpisce il primo significativo lutto familiare: il fratello Dante, che conduceva una vita oziosa, si suicida; nel 1858 gli muore il padre; nel 1859 sposa Elvira Menicucci, conosciuta quando Giosue era ancora quattordicenne.
Nel 1860, in seguito alla rinuncia di Giovanni Prati, ottiene la cattedra di Italiano all'Università di Bologna. Insegna con impegno e brillantezza.
Nel 1870 lo colpiscono altri due lutti: muore l'amata madre e il figlioletto Dante, di tre anni, cui il poeta dedica la lirica Pianto antico.
Nel 1871 imbastisce una tempestosa relazione amorosa con Carolina Cristofori Piva, non nascondendo l'infatuazione nemmeno ai familiari. Il 1876 lo vede deputato di fresca nomina.
In seguito conoscerà l'amicizia di Annie Vivanti, una giovane poetessa, che gli rallegrerà e vivacizzerà la vita.
Nel 1885 una paralisi gli colpisce l'emisoma destro. Soffre anche di vertigini e di esaurimento nervoso. Soggiorna per diverse estati, a scopo terapeutico, in numerose località alpine. Eletto senatore nel 1890, si impegna per migliorare l'istruzione del popolo. Nel 1898 viene colpito da un secondo attacco di paralisi. Lascia a malincuore l'insegnamento. Nel 1906 ottiene il premio Nobel per la letteratura. Muore l'8 febbraio 1907 in seguito alla complicanza broncopolmonare di un'influenza, curato dall'allora famosissimo clinico Augusto Murri e circondato dall'affetto dei familiari.
Energico e vigoroso, Carducci era amante della buona tavola e delle allegre brigate. Spesso, però, si rinchiudeva in se stesso, in prolungati periodi di solitudine, malinconico, scontroso e ribelle.

Opere
Iuvenilia (1857); Inno a Satana (1865); Levia gravia (1868); Odi barbare(1877); Nuove odi barbare (1882); Terze odi barbare (1889); Giambi ed Epodi (1882); Rime nuove (1887); Rime e ritmi (1899)

Iuvenilia
Si tratta di componimenti giovanili, che si ispirano ai modelli classici greci e latini. Per Carducci il classicismo è espressione di una concezione seria e forte della vita.
In verità nella raccolta affiorano numerosi elementi romantici. I componimenti sono a volte un po' troppo scolastici, tesi alla perfezione formale.Tra i motivi principali delle liriche figurano l'amore, la tristezza, la delusione, il vagheggiamento di una vita sana e vigorosa.

Inno a Satana
Polemica anticlericale, nella quale si parla dell'atteggiamento deleterio della Chiesa nei confronti del progresso. Carducci, rifiutandosi a qualsiasi idea trascendente, celebra l'uomo e il progresso. Accetta l'ateismo più radicale.

Levia gravia
Diminuisce il peso del classicismo. I temi si fanno più personali e intimisti. Si mescolano all'impegno di rinnovamento sociale e politico. Il poeta, con questa raccolta, sembra prendere congedo dalla giovinezza.

Giambi ed Epodi
Prevalgono l'invettiva politica, gli ideali libertari, lo sdegno civile. In sottofondo ancora i ricordi dell'infanzia.

Rime nuove
Carducci raggiunge la maturità poetica, l'equilibrio di forma e contenuto. Canta le gioie della vita e i moti dell'animo.

San Martino
Gli elementi della composizione sono disegnati con contorni netti. C'è una scena di schietta vita paesana: il borgo da cui escono gli odori. Nell'ultima immagine ("stormi d'uccelli neri") possiamo rinvenire una nota malinconica, un'ombra di tedio. Nessuna sbavatura sentimentale, un uso dei colori limitato, senza sfumature

Visione
Il paesaggio viene recuperato dalla memoria, filtrato da una nota di malinconia, rievocato dall'infanzia

Pianto antico
Componimento scritto per commemorare la morte del figlioletto Dante. Il pianto è antico, perché si ripete, è antico come il mondo, il pianto di chi ha perso una persona cara. Da una parte emerge la vicenda naturale (la primavera che ritorna), dall'altra l'irrevocabilità della morte. Contrapposizione vita- morte, luce-buio.

Il comune rustico
Paesaggio di tipo storico. Per Carducci solo nel passato si rinviene il bello. Egli è in perenne polemica col presente in cui vive. Egli fa ritorno al Medioevo, in particolare alla lotta dei comuni contro l'Impero, epoca in cui l'Italia ha scritto una gloriosa pagina di storia. Il paesaggio è dominato dal sole, che riflette una concezione, appunto, solare della vita, chiara energica luminosa. Carducci, deluso dai problemi del presente ricerca nel passato i grandi valori, i grandi ideali.
Nell'atto di lasciare un paesaggio caro della Carnia, il Carducci saluta quei luoghi e rievoca le lontane stagioni del Medioevo, quando, sotto i noci della Carnia, si adunavano gli uomini dei primi comuni rurali e gettavano le basi dei loro ordinamenti. Il comune rustico celebra la formazione spontanea di quei primi nuclei di vita civile (un esempio di democrazia diretta) in mezzo alla barbarie.

Odi barbare
Si chiamano così perché tali sarebbero parse agli antichi se avessero potuto conoscerle. Carducci qui tenta un esperimento metrico nuovo e originale: tenta di fondere la metrica classica con quella moderna. L'esperimento suscitò curiosità e risonanza. I temi trattati non presentano sostanziali novità: affetti familiari, storia, paesaggio. Alcune liriche denotano un approfondimento notevole della visione della vita. Le ultime composizioni denotano, invece, un'enfasi retorica eccessiva.

Alla stazione in una mattina d'autunno
Uno dei componimenti che ha attirato l'attenzione della critica e in cui si avverte l'avvento di una sensibilità decadente quasi contemporanea.
I due poli dell'ispirazione carducciana, il vitalismo radioso e il senso di tedio dell'esistenza, appaiono tra loro in un rapporto denso. Il poeta accompagna alla stazione la donna amata, nelle prime ore del mattino, sotto la pioggia. Mentre il treno gli rapisce il volto salutante della donna, egli fa ritorno lentamente, smarrito quasi il senso dell'essere, immerso in un tedio infinito.
La lirica è ricca di elementi realistici, dagli sportelli sbattuti del treno al rintocco lungo dei freni.

Rime e ritmi
Carducci diviene il poeta dell'età umbertina; la maggior parte delle sue composizioni si fanno retoriche.

Prose
Carducci non fu solo poeta, ma anche prosatore, autore di prose raffinate, d'arte. Si dedica, ad espio, all'esercizio della critica letteraria, senza tuttavia un preciso metodo estetico e filosofico se non, forse, il metodo storico positivista, che tende a ricostruire la vita dell'autore e il suo ambiente.
I suoi scritti critici sono a volte pieni di umori, polemici, arguti e vivaci.
Carducci giudica, per esempio I Promessi Sposi un romanzo pessimista, pieno di personaggi ipocriti, codardi e poveri di spirito. Non risparmiò critiche neppure agli epigoni del Manzoni.
Carducci scrisse anche molte pagine autobiografiche eccellenti, brillanti, colme di freschezza e ironia. Fu autore di lettere.

Temi

La scontentezza è il tema predominante della poesia di Carducci. Il poeta, si ricordi, era assediato da una forma depressiva quasi cronica.
Altri suoi importanti temi sono: gli affetti familiari, il senso della morte che incombe minaccioso sulla vita di ognuno di noi, l'amore, la nostalgia del passato, storico e personale e per i luoghi dell'infanzia, l'anticlericalismo.
Sul presente fu sempre molto critico. Della sua patria scrisse in una lettera:"Questa Italia inasinisce e imbestia che è un piacere... vigliacca e corrotta era ed è...". La realtà del presente a lui più vicina la definiva "cruda e villana".

Giosué Carducci
"Pianto Antico"
Questa poesia mi piace tanto, l'argomento è molto triste perché parla di una perdita. In questa poesia Carducci ricorda il figlio morto, e nelle sue parole si sente la sua tristezza, è come ho detto una poesia molto triste ma bellissima... 

L'albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da' bei vermigli fiori

Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor. 

Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l'inutil vita
Estremo unico fior.

Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.

Giugno 1871
Dalle “Rime Nuove”


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